Bentrovate e bentrovati,

questa è La lettera che, ogni 15 giorni, vi scriviamo da Casa Fools per guardare il mondo attraverso gli occhi del Teatro.

Qui siamo Luigi, Roberta e Stefano, e comunque le nostre occhiaie sono vere. No, non è trucco per Halloween, si chiama vita.

Siamo molto contenti, sai?
La Lettera sta registrando un lento, costante e notevole aumento di lettori. Questi dati ci riempiono di gioia e responsabilità, ma soprattutto ci sorprendono.

Quando abbiamo deciso di trasformare la newsletter dei Fools in una lettera editoriale, nasceva TikTok: il social più veloce che c’è.

Alcune persone a noi vicine erano perplesse:

È troppo lunga, troppo complessa, è troppo troppo. Meno è meglio, meno è più rapido, così raggiungete più persone.

Ma non tutto si può dire rapidamente. Ci sono argomenti complessi che richiedono tempo e attenzione; altrimenti si rischia di semplificare, che è diverso da facilitare.

Si rischia di scambiare la Cultura Popolare per Cultura Populista.

Ecco il tema: lanciato il sasso, tuffiamoci nello stagno.

Alla voce “Popolo”, vedi Giuseppe Pellizza da Volpedo. Il Quarto Stato, concluso dopo quasi dieci anni di lavoro, è il simbolo dell’emancipazione sociale. L’avanzata dignitosa e pacifica di uomini e donne verso la giustizia. I modelli che usò per i volti erano veri contadini e operai del suo paese, dando un volto reale alla marcia simbolica. Esposto al Museo del Novecento di Milano.

Cos’è la Cultura Popolare?

È l’insieme delle arti, delle pratiche, delle tradizioni. È arte che insegna, che riflette un artigianato, che cerca soluzioni condivise in risposta a un bisogno, spesso misterioso.

La Cultura Popolare cerca catarsi dalla paura della morte, dal mistero della nascita e del passare del tempo, dal dolore e dalla paura.

Pensiamo alle danze popolari, nate per ragioni mistiche: per propiziare il raccolto, risolvere conflitti, calmare follie, gioire, estasiarsi, unirsi.

È una risposta collettiva a un problema collettivo.
Popolare è complesso, perché complesso è il mistero. Per suonare o danzare occorre studio, coordinazione, equilibrio, senso del ritmo.

Pellizza usava la scomposizione del colore in piccole pennellate per ottenere una luminosità particolare, quasi vibrante. Credeva che questa tecnica aiutasse a rendere la “verità” delle cose, per cui non si limitava a dipingere, ma rifletteva sulla luce come espressione dell’energia.

Cos’è quindi la cultura populista?

Non è una risposta collettiva, è un’affermazione: il popolo è stanco di…
Non è la voce del popolo, ma il popolo ne è l’oggetto. Non accetta la complessità perché non tollera insegnamenti: tutto ciò che è complesso diventa nemico del popolo, estraneo alla sua genuina capacità di capire, che rifiuta le sofisticazioni e gli argomenti troppo lunghi o concettuali.

La cultura populista dà ragione al popolo;
la cultura popolare fa ragionare il popolo.

Siamo immersi in una brodaglia di populismo mascherato da popolare, di semplificazioni vendute per semplicità.

Ma la realtà, quand’è mai stata semplice? Quando?

Nemmeno nelle nostre infinitesimali e insignificanti vite, piccole nell’immensità del cosmo, le cose sono semplici.

Nonostante il suo talento, Pellizza lottò con le difficoltà economiche e con la lentezza del riconoscimento della sua arte. Fu solo dopo molti anni di sacrifici e isolamento che i suoi quadri iniziarono a essere apprezzati. Le lotte quotidiane lo segnarono profondamente, fino a influire sulle sue opere.

La Cultura Popolare presuppone una fatica comune: è sforzo di comprensione, necessità di un percorso, ampliamento dello sguardo.

Oggi siamo nemici della fatica: tutto ciò che non cogliamo nell’immediato puzza di falsità, e proliferano complottismi, che altro non sono se non risposte semplicistiche a problemi complessi.

Viviamo una semplificazione della cultura?
È innegabile. Sì.

Vogliamo inebriarci di bellezza per via endovenosa, sparata nelle vene, pochi secondi e via, tutto passato.

Eduardo De Filippo era Cultura Popolare?
Sì.
Ma avete mai visto Eduardo dare risposte banali?
No.

Queste opere che abbiamo scelto, e molte altre che si rifanno al Divisionismo, le abbiamo viste dal vivo. Dove? Alla Pinacoteca di Tortona, un museo bellissimo che vi consigliamo di visitare.

L’arte dell’intrattenimento ha soppiantato l’arte dell’apprendimento. E la scusa delle vite frenetiche, che richiederebbero leggerezza, è una falsa sensazione.

Davanti a C’era una volta in America la mia stanchezza scompare, lascia spazio a ciò che di più umano resta in me: la sensibilità.
Piangendo per questa storia, scopro di cosa sono fatto, rispolvero i miei pensieri, alleno l’emotività.

Siamo di una pigrizia ancestrale.
Ci pesa il culo since 10.000 a.C.

Le cose hanno bisogno di tempo e attenzione, e oggi, non esistono merci più care, e rare, di tempo e attenzione.

Per questo vogliamo ringraziarti per il tuo tempo e la tua attenzione, beni preziosi che rispettiamo profondamente.
Ogni due giovedì cerchiamo di averne cura, proponendoti pensieri popolari senza scivolare nel populismo.

Questo qui su è Giuseppe Pellizza che dipinge, in una posizione scomodissima, in mezzo alla natura della sua Volpedo. Si è ammazzato Giuseppe, ma questa è una storia troppo triste per il giovedì mattina. Prendiamoci la sua arte, che è di un’energia unica, vai a vederla dal vivo!

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Scriverti è sempre stimolante per noi, speriamo sia per te leggerci.

2025-01-10T18:09:13+01:00Blog|