Bentrovate e bentrovati,

questa è La lettera che, ogni 15 giorni, vi scriviamo da Casa Fools per guardare il mondo attraverso gli occhi del Teatro.

Qui siamo Luigi, Roberta e Stefano, sorpresi, ma non troppo, di quanto la vita sia più teatrale del teatro. A volte.

Di attualità politica ti abbiamo scritto qualche volta, ma mai, almeno a memoria nostra, abbiamo parlato direttamente dei politici.

Ci teniamo lontani da queste Paludi della Tristezza dove, come Artax, finiremmo per impantanarci e affogare nello stesso malcostume che vorremmo dimenticare.

Questa volta però non ci possiamo esimere, in primis perché ci tocca da vicino, in secundis perché è antropologicamente troppo goloso per non gettarsi a dare un morso anche noi.

Di che parliamo?

Del nuovo Ministro della Cultura Alessandro Giuli e del suo discorsone tenuto alla Commissione Cultura della Camera!


Eccolo qua, nell’atto del proclama.

Se non sai nulla, sappi, in due parole, che Giuli ha tenuto un discorso alla Commissione Cultura, molto intricato e di difficile comprensione immediata. Ci hanno già scritto articoli, fatto battute, meme, podcast e sketch di Crozza… e allora perché gettarci pure noi nella mischia?

Perché ancora nessuno ha fatto notare questa incredibile somiglianza archetipica!

Quale? Presto detto: il nostro amato ministro è in realtà…

IL DOTTORE DELLA COMMEDIA DELL’ARTE


Questa a sinistra è la nostra maschera del Dottore, a destra Jon Kellam che indossa un’altra maschera da Dottore. Entrambe opera di un grande mascheraio italiano: Andrea Cavarra

Ricordiamo quando, da piccoli, a Carnevale i possibili travestimenti prevedevano prima di tutto le maschere della commedia dell’arte: Arlecchino, Pulcinella, il Dottore detto anche Balanzone!

Il Dottor Balanzone è una maschera codificata a Bologna. Dottore in Legge, è la caricatura del dotto e tronfio leguleio bolognese. Il suo stesso nome lo dimostra: infatti, Balanzone deriva dal bolognese balanzån, ovvero bilancione, bilancia, il simbolo della Legge.

Indossa una piccola maschera molto particolare che ricopre solo le sopracciglia e il naso, questo per lasciare la bocca libera di parlare (e mangiare, infatti spesso ha una pancia enorme, questo personaggio avido di cibo e denaro).

Pignolo, cavilloso, trova ogni minima scusa per iniziare uno dei suoi infiniti discorsi senza senso, pronto a vantarsi di conoscere ogni campo della scienza umana. Parla in maniera pomposa, prolissa, creando un groviglio verbale inestricabile.

E questo era il Dottore, eh, non Giuli. Il Dottore.


A sinistra il Dottore del magifico e fortunato allestimento del Piccolo di Milano de Arlecchino servitore di due padroni, regia, di Giorgio Strehler.

Canzonato per non aver neanche terminato gli studi, il neo Ministro della Cultura si è laureato post nomina.

Per dimostrare ai suoi detrattori che non è certo un titolo a far di lui un uomo colto, ecco che qualche giorno fa si para innanzi alla Commissione Cultura, impugna lo scritto di fresco vergato e proclama, con tentennante sicurezza:

“…Di fronte a questo cambiamento di paradigma, la quarta rivoluzione epocale della storia, delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale, il rischio che si corre è duplice e speculare: l’entusiasmo passivo che rimuove i pericoli dell’ipertecnologicizzazione e, per converso, l’apocalittismo difensivo…”


Questo storico allestimento è il più longevo della storia del teatro, con più di 40 anni e oltre 1.500 repliche. Un caso unico per un allestimento straordinario che ha girato letteralmente in tutto il mondo.

EH?!

Mormorii in aula… “Che ha detto?”, sorrisetti impacciati, grandi movimenti del capo per annuire con convinzione mentre lo sguardo si perde…

Col sommo Ministro torna in auge il parlare forbito che fa subito “cultura”.

Questo discorsone di Giuli, che in alcuni punti può anche essere condivisibile, però ha un problema di fondo: non è un discorso, ma una dimostrazione.

Non voleva comunicare, ma posizionarsi. Perché, se avesse voluto comunicare, la sua prima preoccupazione sarebbe stata la chiarezza e comprensibilità del messaggio.

Invece, si ha avuto l’impressione che non avesse nessun interesse a farsi capire, ma volesse intimidire.

Anche Balanzone faceva di queste supercazzole per garantirsi l’ammirazione e la rispettabilità. Dimostrare d’esser colti, in questi casi, ha come obiettivo implicito manifestare l’altrui inadeguatezza e la propria superiorità.

Con questo non vogliamo dire che deve vigere sempre il “parla come mangi”, perché molte persone, che hanno anche ruoli di rilievo, mangiano evidentemente molto male.

La politica non è la parte migliore del nostro Paese, ci piacerebbe tanto, ma non lo è.

La politica è la rappresentazione del Paese.

Siamo, in linea generale, rozzi e un po’ furbetti? Anche loro lo sono. Parlano male i nostri politici, come noi.

Non vi neghiamo che sentire quelle parole forbite risuonare in aule dove fino a poco prima era tutto un monosillabo sgangherato un po’ ci ha eccitato, intellettualmente.

Non sarebbe bello sentire delle persone che si occupano della cosa pubblica parlare meglio di noi? Doverci concentrare un pochino per capire, dover per forza alzare gli occhi dal cellulare e prestare attenzione, accettare di dover fare un po’ di sforzo per comprendere ragionamenti complessi.

Come quando si legge Dante o Shakespeare.

Il personaggio del Dottore non ha quasi mai un lieto fine: le sue aspirazioni o i suoi tentativi di emergere come figura autorevole o di controllo vengono quasi sempre frustrati e derisi. Il Dottore è un personaggio comico per eccellenza, e il suo destino è tipicamente quello di essere smascherato nella sua vanità e ignoranza, finendo per essere un oggetto di scherno.

Andrà così anche per il Ministro?