Buongiorno!

La mattina, quando ti svegli, tu, di solito che fai?

Sei di quelli colazione subito, colazione no, solo caffè?
Quelli che ascoltano il radiogiornale, un podcast, la musica?
Quelli del silenzio assoluto?
Quelli per cui la mattina è una fatica atroce?
Quelli che in casa siamo un esercito, dobbiamo prepararci tutti, devo fare sempre tutto io, succedono casini, dio solo sa come ogni giorno riusciamo a uscire tutti recandoci ai nostri doveri sani e salvi?
Quelli che si svegliano un’ora prima per fare tutto con calma?
Quelli della sveglia all’ultimo per dormire anche un solo minuto in più?
Quelli che si svegliano pimpanti e pieni di energie?

Noi a Casa siamo un misto, per esempio…

Oggi ti proponiamo le fotografie vincitrici del World Press Photo, più avanti te ne parliamo. Questa s’intitola: Returning Home From War

Stefano è sempre stato il mattiniero, dorme poco, si sveglia presto, fa cose in orari assurdi, tipo va in palestra di notte.

Roberta fino a pochi anni fa poteva dormire beata fino a cadere nel coma vegetativo, ti chiedevi se fosse davvero ancora viva oppure no. Ora dorme molto meno, e la mattina mangia salato.

Luigi per dormire ha bisogno di una botta in testa. Forte. Si sveglia un’ora prima per fare una colazione che somiglia ad un pranzo. Di Natale. Al sud.

Le routine mattutine sono quelle più radicate, come quella del giovedì mattina, quando arriva La Lettera, e ti fermi a leggerla.

Oggi facciamo una rassegna di alcune notizie culturali che hanno a che fare con la nostra vita quotidiana, in un modo o nell’altro.

Cominciamo:

Valim-babena. Dada Paul e sua nipote Odliatemix si preparano per la messa.Antananarivo, Madagascar.

Iniziamo dalla rubrica: ve lo avevamo detto.

Ne avevamo parlato in questa Lettera, ricordi? In Canada hanno istituito la ricetta medica per andare al museo. In molti ci avete chiesto: Eh chissà in Italia quando mai accadrà una cosa del genere!, ebbene accade.

In diverse parti d’Italia, i pediatri hanno iniziato a “prescrivere” il teatro ai bambini come una vera e propria medicina. L’obiettivo è quello di colmare le carenze di cultura e di socializzazione che possono presentarsi in alcuni bambini, offrendo loro la possibilità di vivere un’esperienza ricca di emozioni e di stimoli.

Un esempio virtuoso è il progetto “Sciroppo di teatro”, già attivo in Emilia Romagna e recentemente adottato anche a Torino. Il progetto si rivolge ai bambini dai 3 agli 11 anni e prevede la consegna, da parte del pediatra, di un libretto illustrato con tre ticket staccabili. Ogni ticket dà diritto a un biglietto teatrale al prezzo simbolico di due euro.

Tu questo mese hai già preso il tuo “Sciroppo di Teatro”? Al fondo di questa Lettera trovi un paio di sciroppi che ti consigliamo di assumere.

L’argomento ti intriga? Qui trovi qualche articolo per approfondire.

Un pezzetto microscopico dell’immensa sequenza di pitture, lunga 12 km, in Amazzonia.

È una scoperta del 2019 ma sta venendo alla luce solo adesso: la più grande opera d’arte mai scoperta in Amazzonia.

Animali estinti, mastodonti, lama e bradipi giganti, cavalli dell’era glaciale e poi pesci, tartarughe, lucertole, uccelli e figure antropomorfe che sembrano danzare e tenersi per mano.

Una sequenza lunga circa 12 chilometri di pitture rupestri risalenti a 12.500 anni fa è stata scoperta in uno dei punti più impervi della foresta amazzonica, in un’area che rientra nel territorio della Colombia.

Un’opera immensa su parete di roccia, che racconta vividamente cosa vedevano gli esseri umani del Paleolitico superiore.

La scoperta è così imponente e così nuova che ancora non le hanno dato un nome, per ora è chiamata la Cappella Sistina Amazzonica, tale è l’importanza e la magnificenza.

Tantissimi esseri umani si sono inerpicati fin lì per contribuire nel tempo a un’opera d’arte comune e senza fine. Sarà davvero interessante capire perché i nostri antenati abbiano fatto tutto questo.
Se volete vedere qualcosina ecco un mini documentario che potete trovare sull’internet.

Questa foto di intitola: Red Skies, Green Waters.
Punta de Mata, Venezuela.

Sono stati annunciati i vincitori regionali della 67esima edizione del World Press Photo, concorso di fotogiornalismo tra i più prestigiosi al mondo che spesso vi abbiamo segnalato.

Per selezionare i vincitori, i giudici hanno esaminato più di 60mila fotografie di circa 4mila fotografi provenienti da 130 paesi.

Attraverso una forma d’arte evocativa e precisa come la fotografia, è possibile comprendere storie alle quali ci siamo assuefatti: le guerre (quella tra Israele e Hamas è solo l’ultima in ordine cronologico), i disastri ambientali (come il terremoto in Turchia) o gli effetti del cambiamento climatico sulle persone e sul pianeta.

“Daje a ride!” come si direbbe a Roma, effettivamente a questa esposizione non c’è nulla da ridere, ma è una delle pochissime mostre che ti cambiano.

Arriverà nei prossimi mesi nelle varie città italiane dal vivo, per ora eccovi le immagini dei vincitori, se volete capire qual è la storia legata a quell’immagine trovate tutte le descrizioni, purtroppo solo in inglese.

Pablo Ernesto Piovano, The Return of the Ancient Voices.
Chile

Dall’Amazzonia a via Bava 39 è un attimo.