Buon maggio amiche ed amici e benvenute a tutte le persone che si sono iscritte da poco.
Questa è La Lettera, che ogni 15 giorni scriviamo per guardare il mondo attraverso gli occhi dell’arte.
Sarebbe meglio guardarlo con la maglietta leggera e non col piumone,
ma così è.
Acqua a catinelle e un freddo boia.
Buon novembre anche a te.
Nessun lamento eh, anzi, acqua benedetta che rimpolpa lo stremato fiume Po, che ora scorre intrepido e maestoso come un tempo.
Facciamo un giro tra i dipinti che ritraggono i teatri e la loro vita. Perchè? Lo capirai più avanti. Questo è di Giovanni Paolo Pannini, Festa in musica data dal cardinale Le Rochefoucauld nel Teatro Argentina a Roma nel 1747.
Ormai la notizia è arrivata, in moltissimi avete cliccato su questo link per sapere… e avete saputo:
abbiamo in gestione un altro teatro.
Il raffinatissimo e conclamato fiuto degli affari, tipico degli artisti,
colpisce ancora!
Ecco a te la Lettera di chi sceglie ancora le cose per amore, per passione, in barba alla logica.
Le cose sono andate così:
Edgar Degas, L’orchestra dell’Opéra, 1868.
Ti ricordi di Sm@rtOpera? Sono una realtà torinese, giovane e in gamba, che si occupa di divulgazione di opera lirica. Insieme abbiamo fatto già diverse cose, tra cui questa Traviata.
Ecco, loro ci hanno segnalato questo bando di assegnazione del comune di Cuorgnè, avrebbero voluto partecipare insieme a noi.
La prima risposta è stata:
No, grazie mille.
Giusta risposta, logica, sensata, semplice, consequenziale: abbiamo Casa Fools che sta crescendo, un Festival appena nato, Opera Pop, la stagione, i nostri spettacoli, i lab, le scuole, l’università e chi più ne ha per favore non ne metta perché siamo già belli pieni, grazie.
E invece, sai com’è andata?
Che, prima di rispondere in via definitiva, Roberta è andata a fare un sopralluogo.
Errore grossolano. Non bisogna mai farlo!
Fossimo aridi calcolatori una cosa del genere non sposterebbe una virgola al ragionamento precedente. Ma siccome siamo maledettamente sentimentali è stato un grave sbaglio fare il sopralluogo.
È un po’ come andare a farsi un giro al canile, quando sai di avere un debole per i cani: quante probabilità ci sono che torni con la ferma intenzione di prenderne almeno uno?
Infatti così è stato.
Roberta manda questa foto nella chat comune:
Hai visto quanto è bello?
Ovviamente abbiamo cambiato idea seduta stante, con questo scambio di messaggi:
Luigi: Va bene Roberta. È chiaro. Abbiamo capito. Lo prendiamo!
Stefano: Ahahahhaa ok!
Roberta: Ma è una follia! Perché? Percheeeeeé?
Luigi: Io sto pure a piedi! Come ci arrivo ogni volta a Cuorgnè?
Roberta: Io vado a vivere lì, prendo una casa col giardino e un cane, addio.
Stefano: State calmə tutti e due!
Luigi: NON CI DIRE STATE CALMI!!!
Stefano: Non è ancora detto nulla.
Roberta: STIAMO CALMI!
L’Assessora alla cultura Laura Ronchietto di Cuorgnè è una persona piena di entusiasmo, in pochi minuti abbiamo allacciato un dialogo con tutte le parti coinvolte. Tornati a Torino ci siamo incontrati con Sm@rt Opera e abbiamo messo giù il piano d’azione.
Ci siamo accordati sui punti principali, scritto in tempo record il progetto di gestione e partecipato al bando di gara.
Bisognava solo aspettare.
E aspetta…aspetta…aspetta…finché:
Vinto, siete voi i gestori. Congratulazioni.
Ah.
Ora sì che BISOGNA STARE CALMI!
Mary Cassatt, Nel loggione, 1878
Gestire un teatro è una faccenda che può essere semplice o complicata
a seconda di quel che ci vuoi fare.
Se per teatro si intende un posto chiuso che si apre di tanto in tanto per ospitare spettacoli, dove il pubblico entra, si siede, guarda, esce e si richiude, allora è abbastanza facile.
Ma oggi ha ancora veramente senso un luogo così?
Cos’è questo se non una versione culturale del supermercato dove entro, prendo, esco, ciao.
Cosa rimane di questa esperienza?
Ahinoi siamo quell’ultima generazione cresciuta in piazzetta, al muretto, all’oratorio… insomma in quei posti dove tutti i giorni andavi per incontrare gli amici. È naturale pensare alla socialità come qualcosa di fisico, di concreto, qualcosa che ha bisogno dell’incontro: tu ci sei, io ci sono, parliamo di tutto e di niente, fa caldo o fa freddo non importa.
Oggi la situazione è cambiata.
Gustav Klimt, Auditorium nel vecchio Burgtheater, 1888
ATTENZIONE non stiamo dicendo che prima era meglio, signora mia, dove andremo a finire! No, ogni tempo ha le sue regole, è stato sempre così e sempre le generazioni si sono succedute criticandosi vicendevolmente.
Stiamo cercando di comunicarti l’importanza che ha per noi costruire luoghi dove ci si possa sentire a casa, dove si possa fare socialità, conoscere persone nuove, andarci con le vecchie, vedere cose insieme e commentarle, giocare, ridere, chiedere aiuto, stare in silenzio, ascoltare ed essere ascoltati.
Dove ti puoi vedere con gli amici? Dove li puoi trovare gli amici?
O ne hai già dall’età scolastica, oppure? In luoghi deputati a qualche genere di attività, senza attività non c’è incontro. Quindi a lavoro, in palestra, o al bar…
Si ha l’impressione che se non si ha un motivo per vedersi meglio non farlo, quindi, beviamo, bicchiere in mano e via.
Due anni fa, in Albania, ci aveva colpito una particolarità:
i barbieri, i negozietti erano aperti anche a tarda sera.
Guarda un po’ quanto lavorano questi, fu il primo commento.
Solo che in serata questi luoghi smettevano di essere dei locali commerciali e diventavano luoghi di ritrovo.
Nei barbieri vedevi cinque o sei persone, ma nessuno si stava radendo, erano intenti a chiacchierare. Idem gli alimentari: le auto si fermavano in doppia fila, si entrava, si salutava, si chiacchierava e alla fine, se proprio serviva si compravano due mele e un paio di limoni.
Nei paesini ancora permane, nella bella stagione, l’usanza di uscire fuori dalla casa con la sedia, spesso quella di plastica bianca e fare comunella così, per stare insieme, passare la serata.
Siamo un’impresa culturale, creiamo lavoro e generiamo economie. Ma prima di ogni altra cosa siamo attratti da questa unione, dalla necessità di creare legami.
Jean Béraud, L’uscita dal teatro, 1900
A Cuorgnè il teatro Tullio Pinelli sarà riaperto dopo 41 anni.
Ci sono almeno tre generazioni che non sanno neanche che nella loro città c’è un teatro, un bellissimo teatro.
L’amministrazione locale lo ha ristrutturato in maniera mirabile, l’acustica del posto è rimasta intatta, così come gli arredi, uno splendore.
È tanta la voglia di aprirlo, fare in modo che ciascuno lì si possa sentire a casa, che lo percepisca come qualcosa di proprio, un posto dove incontrare, parlare, giocare, amare, incazzarsi e, perché no, anche annoiarsi.
Teatro non sono le mura.
Teatro è l’arte degli esseri umani che si confrontano con altri esseri umani.
Sarà dura? Certo che sì.
È stata una scelta saggia? Lo dirà il tempo.
Ancora ci prendiamo il lusso di ragionare col cuore, col desiderio, col sogno.
E pazienza se sembra una follia.
Non sappiamo se tu sei di fronte a qualche scelta in questo periodo della vita, ma qualora tu lo fossi: vai.
Vai, non avere paura, il fallimento peggiore sarebbe non provarci neanche.
Ci verrai a trovare a Cuorgnè?
Un bacio.
Edward Hopper, Due attori, 1966
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